A proposito di Gender

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C’è una cosa che caratterizza le nuove generazioni ed è l’anticipazione un po’ di tutte le esperienze. Da alcuni anni ormai vediamo bambine di 8/9 anni che hanno già avuto le prime mestruazioni, il che significa l’avvio anticipato da un punto di vista biologico-ormonale dell’avventura chiamata adolescenza. 

“Tutto troppo presto” dice Alberto Pellai, collega e amico, in un suo recente libro. Il che significa che oggi è sempre più necessario educare e preparare adeguatamente i minori alla conoscenza della sessualità. Ma vuol dire anche attrezzare  gli adulti di riferimento, spesso confusi e impreparati a gestire questi figli cresciuti in fretta,  a far fronte a tali cambiamenti epocali. È necessaria un’attrezzatura nuova capace di seguire questi processi evolutivi accelerati che sappiano accompagnare i bambini e gli adolescenti nella ricerca della propria identità e della propria sessualità.teoria-gender

Così colpisce non poco l’allarme e la paura che si sta diffondendo per presunte e pericolose indicazioni dell’OMS sull’educazione sessuale dei bambini. Contrabbandando teorie o ideologie “Gender” che non esistono, stanno circolando con sempre più insistenza e pervasività informazioni scorrette e fuorvianti su un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità datato 2010. Stilato da una consistente rappresentanza europea di studiosi di sessualità, il testo incriminato non vuole essere altro che uno strumento-guida relativamente all’importanza di una corretta educazione sessuale dei bambini e alla necessità di un approccio olistico.

Il documento tratta il tema dello sviluppo sessuale del bambino, del suo bisogno di contatto e della ricerca del piacere che è presente fin dalla nascita in ogni individuo. Sottolinea quanto l’educazione sessuale informale, cioè quella messa in atto dai genitori con i loro comportamenti affettivi di risposta, di fatto inizi precocemente in risposta alle necessità e ai bisogni del bambino.

Il corposo documento però invita le autorità dei paesi della UE a predisporre programmi scolastici  formali di educazione sessuale. L’obiettivo da cui nasce questo lavoro è quello di far fronte ai cambiamenti di comportamento sessuale nelle giovani generazioni, la prevenzione di malattie sessualmente trasmesse, il contenimento di gravidanze indesiderate e la capacità di riconoscere precocemente   molestatori e abusanti sessuali, visto l’incremento dei casi di pedofilia e pedopornografia.

Non vi è traccia di una qualche teoria che invita gli operatori della scuola ad “insegnare” la masturbazione ai bambini di 4 anni, né l’invito a praticarla in classe. Le tabelle proposte e suddivise per fascia di età (0-4 anni, 4-6 anni, 6-9 anni, 9-12 anni, 12-15 anni, e dai 15 anni in su) sono indicative del processo evolutivo ma anche delle buone prassi individuate dagli esperti per sviluppare un progetto olistico di educazione sessuale.

Impossibile immaginare che si educhi alla sessualità senza parlare del corpo e delle sensazioni che produce, o dire della fertilità e della riproduzione senza parlare dei sistemi contraccettivi. Meno che meno di sessualità umana senza indicare quali siano i diversi orientamenti come l’eterosessualita, l’omosessualità o la bisessualità.

Il che non significa insegnare l’omosessualità. Prima di tutto perché non si insegna un orientamento e poi perché tra gli obiettivi del documento OMS vi è quello di promuovere una cultura della tolleranza e del rispetto delle differenze, superare i pregiudizi relativi agli stereotipi di genere e alla prevalenza di uno sull’altro.

È fuorviante sostenere, come sta capitando di leggere in varie dichiarazioni, che le indicazioni fornite dall’OMS sottraggono ai genitori il diritto di educare i propri figli e non è accettabile che per intimorirli si presenti questa come un attacco alle funzioni educative della famiglia.

Per anni ho insegnato all’università proprio agli studenti di scienze della formazione i concetti base dell’educazione alla sessualità che permettono di riconoscere al bambino di 3/4 anni già la sua sessualità nascente e il piacere della scoperta di essa, il diritto alla propria attività erotica come masturbazione e l’importanza di non vederla come un problema.

Giù le mani. Il pinguino Leo impara a difendersi dagli adulti. Ed. Erickson

Giù le mani. Il pinguino Leo impara a difendersi dagli adulti. Ed. Erickson

Da più di 10 anni, con altri collaboratori, lavoro ad un progetto di prevenzione precoce dell’abuso che viene attuato nella scuola dell’infanzia, dove si parla con un linguaggio adeguato all’età, di molestatori e abusanti, di adescamenti e molestie, ma anche del diritto che ha un bambino di vivere le proprie sensazioni e difendere il proprio sentire, ciò che è piacevole o disturbante.  

Nessuno dei genitori ha mai sentito in pericolo i propri figli se da anni nelle scuole dell’infanzia andiamo a raccontare la favola di un pinguino di nome Leo, ormai divenuto famoso, con la quale parliamo del rischio pedofili e dei pericoli da cui un bambino si deve difendere per non essere adescato o molestato dagli adulti, anche i più familiari, che non sanno rispettarlo.

Nessuno dei numerosi piccoli che hanno ascoltato questa storia si è mai sentito turbato da questi laboratori dove si parla del corpo e delle proprie emozioni, di come viverle e gestirle.

                                                                    Giuseppe Maiolo

A proposito di Gender ultima modifica: 2016-01-25T07:41:59+00:00 da Giuseppe Maiolo

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