Bulli in scena a Sanremo

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Non l’ho visto in diretta. Il festival mi è arrivato da lontano nelle orecchie, eppure al di là dello spettacolo e della musica, oltre alla forza mediatica, potente come sempre, è arrivata anche a me l’arroganza dei gesti, la violenza delle parole e l’ambivalenza della comunicazione che seduce chiunque con le luci magiche della finzione.

E adesso che puoi rivedere quelle scene mille volte, ora che i replay ti ubriacano e ti inchiodano davanti al display, ti accorgi con sempre più evidenza che cosa vuol dire fare i bulli e avere come platea il mondo. Capisci quale forza ha la replica dello streaming. Ti riesce più facile comprendere quanto ci si diverta a veder offendere e aggredire, a vedere le prepotenze di chi cambia le regole e tradisce.

Tanto tutto è un gioco, un formidabile, infinito e massacrante gioco che possono fare tutti e perché il gioco di Morgan e di Bugo sul teatro della canzone, te lo puoi “gustare” tutte le volte che vuoi. Lo vedi e lo rivedi e lo condividi con mille altri. Lo fai tuo. E’ tuo.
Questo, ora, è il bello, altro che quello “della diretta”, come si diceva un tempo.

E i media l’hanno capito così nessuno si perde nulla. A migliaia, anzi a milioni partecipano, ridono, applaudono e .. fanno audience. Tanto tutti fanno platea plaudente del brutto gioco dei due ragazzi che ragazzini non lo sono più da tempo perché entrambi hanno quasi 50 anni!

Ma tant’è! Il bullismo non è solo degli adolescenti. È anche quello dei grandi che non sanno crescere e fanno finta di essere adulti, quelli che di esempi positivi non ne sanno dare e, come incalliti narcisi, non smettono mai di specchiarsi e mettersi in mostra. E alla fine c’è sempre un pubblico che applaude e fa share!

Giuseppe Maiolo

Bulli in scena a Sanremo ultima modifica: 2020-02-10T23:49:20+00:00 da Giuseppe Maiolo

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