La fragilità dietro l’assassinio di una famiglia
17-06-2014 di Sara Fornaro
fonte: Città Nuova
Un cestino di ciliegie appena raccolte, un’aiuola fiorita e da poco risistemata, una pirofila di pasta all’insalata colorata ed invitante, pronta per la cena. Parla di una vita familiare serena, la bacheca Facebook di Maria Cristina Omes, 38 anni, di Motta Visconti, nel milanese, uccisa insieme ai figli: Giulia, di quasi 5 anni, e Gabriele, di non ancora due anni.
Il nuovo terribile assassinio di un’intera famiglia da parte di un marito-padre ci impone di pensare alla violenza contro le donne e i bambini come ad una tragica realtà dei maschi non riconducibile unicamente alla devianza di alcuni considerati maniaci, deviati o malati. Sarebbe un’equazione semplicistica e fuorviante che rischia di alimentare solo risposte di emergenza e politiche basate esclusivamente sulla repressione. La violenza sembra annidarsi sempre di più non solo in una diffusa cultura maschile fatta di pensieri e di gesti violenti, ma ancor di più nel cuore e nell’immaginario sessuale degli uomini. I dati, purtroppo sempre parziali, che stanno dietro il femminicidio, l’abuso sessuale, il maltrattamento fisico e psicologico di donne e bambini, mostrano come la violenza si sviluppi in contesti assolutamente “normali” e quotidiani. I delitti più efferati non sono ad opera di sconosciuti alla vittima, ma di insospettabili mariti, padri, amanti fino ad un momento prima teneri e dolcissimi. Non c’è quindi un nemico oscuro che si nasconde dentro alcuni maschi malati, così come non c’è una patologia della mente che emerge all’improvviso e conduce al raptus. C’è un aspetto mostruoso e violento dentro ogni maschio, perché l’universo maschile è in una condizione di fragilità e di vuoto. Sempre più i maschi sono piccoli uomini che faticano a crescere, poco adulti ma più “adultescenti”, incapaci di assumersi responsabilità e doveri. Spesso non riescono a diventare compagni delle loro partner né padri dei loro figli perché non sanno gestire i loro sentimenti e modulare i loro desideri. Vivono la relazione come una “gabbia” che li incatena da cui non sanno uscire se non con la lucida follia della violenza che si annida nel sottosuolo della coscienza. Urge che si apra nel maschile una profonda riflessione con la quale aiutare gli uomini a capire cosa accade nelle pieghe dell’anima e possa essere davvero utile a rintracciare al proprio interno quel lato oscuro e malefico che ciascuno di noi si porta dentro. E’ fondamentale capire quanto il maschile, per sua natura, sia generatore di violenza così come è necessario rintracciare per quali fili sotterranei si legano le storie, i desideri, le fantasie, i bisogni di ognuno. Promuovere un ampliamento della coscienza maschile per gli uomini è diventato primario ma ancor di più serve educare i giovani maschi fin da bambini ad ascoltare ed esprimere il mondo sommerso delle proprie emozioni. Abbiamo bisogno di costruire un sentire maschile più ampio e capace di ascoltare le proprie parti mostruose in grado di contenere l’ombra perfida di quel notturno Mister Hyde che si aggira nell’oscurità del quotidiano.Giuseppe Maiolo
Ennesimo femmincidio nel milanese
ultima modifica: 2014-06-19T12:28:39+00:00
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