Flirt

flirt

C’era una volta il flirt. Si potrebbe dire. In effetti questa parola pare ormai essere scomparsa dal nostro vocabolario. Un tempo c’era pure il verbo, flirtare, che alludeva all’arte di amoreggiare o, se si vuole, a quell’insieme di azioni che hanno a che fare con la seduzione. Per i giovani alle prime armi, voleva dire mettere alla prova le proprie arti amatorie. Per gli adulti una sorta di gioco, di divertimento vacanziero. Uno stato di leggerezza emotiva che permetteva di mettere in campo il proprio potenziale erotico e il proprio fascino, le capacità di lunsinga e l’ebrezza dell’avventura unito al piacere della conquista.

Ma non era un mordi e fuggisquallido e irrispettoso. Era pur sempre una specie di rito. Leggero ed effimero ma intrigante e forse non inutile. Poteva assomigliare al corteggiamento, ma era qualcosa di ancora diverso. Perché il corteggiamento ha un obiettivo e una meta da raggiungere: l’innamoramento. Il flirt no.

Era un gioco, una prova di iniziazione all’amore, specie in adolescenza. E i giovani di un tempo lo ricordano benissimo. Esso era il modo per dire senza dire, per scoprirsi senza rivelarsi, un intrigo di dichiarazioni mai esplicite e insieme di nascondimenti velati. Un devertimento, eccitante e naive ma coinvolgente quel tanto che basta per impegnare un certo tempo, una vacanza, una stagione. Ma nulla di più.

Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo

Flirt ultima modifica: 2012-11-02T13:30:56+00:00 da Giuseppe Maiolo

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