IL FEMMINICIDIO

Violenza alle donne

La violenza sulle donne che spesso ha il suo culmine nell’assassinio oggi si chiama femmnicidio. Il termine è decisamente nuovo. Viene utilizzato con sempre più frequenza per sottolineare la violenza di genere, quella che compiono i maschi sulle femmine. La parola far storcere il naso a qualcuno, come scriveva qualche tempo fa sul Corriere della Sera Isabella Bossi Fedrigotti, perché può far intendere questi omicidi “come chiusi in una categoria, meno gravi dei normali omicidi.

In realtà questo termine mette in evidenza quel flusso di violenza, in forme e modalità diverse, che ha interessato il genere femminile da sempre, e che ha caratterizzato la cultura maschilista di ogni epoca.La nostra, a giudicare dai dati sul fenomeno, non è da meno. Basta andare a vedere quelli, sempre provvisori e parziali, diffusi dai Centri italiani di antiviolenza per notare che per gran parte la violenza è di genere maschile e quasi nell’80% degli casi, offese, umiliazioni e stupri sono ad opera di mariti , compagni, ex partner, zii, padri, o parenti stretti. Mentre solo il 3% dei violentatori è rappresentato da sconosciuti.

Così le aggressioni alle donne, i casi di stalking che non si contano più, la violenza domestica fatta di azioni quotidiane per lo più nascoste, ripropongono con drammatica evidenza una realtà maschile sovente incapace di contenere il proprio potenziale aggressivo e quella pulsionalità degli istinti che invece di essere al servizio di una gioiosa relazione producono sottomissione e morte

Questo fa dire che la violenza è di genere maschile e non è riducibile alla devianza di alcuni maschi maniaci o emarginati. E’ un’equazione semplicistica e fuorviante che rischia di alimentare solo risposte di emergenza e politiche basate esclusivamente sulla repressione.

Non ci sono, o sono davvero pochi, i bruti stranieri che aspettano le donne dietro gli angoli delle strade, come non ci sono più, o quasi, i pedofili che molestano i bambini al parco. Non si tratta quindi di scovare il mostro che se ne sta nascosto nell’ombra emergendo nei vicoli bui di periferia. E nemmeno curare un maschio malato o isolare l’”orco” di turno. C’è una comunità maschile, che vive un disagio profondo, da aiutare e educare. C’è un maschio sempre più incapace di riconoscere le sue parti fragili e violente, incapace di gestire e contenere le proprie pulsioni, che si rapporta all’universo femminile con paura e insicurezza. Perché a quell’ aspetto violento e mostruoso che alberga in ognuno di noi, e quindi in ogni maschio, oggi si aggiunge una diffusa cultura maschile fatta di pensieri e di gesti violenti a cui non viene dato un contenimento attraverso l’educazione al rispetto dell’altro. Al contrario viene presentata come modello di riferimento. C’è un immaginario sessuale  alimentato  da una costante erotizzazione del corpo femminile e di quello dei minori che produce più collusione con un’istintualità  primitiva e rozza che una autentica capacità  relazionale. E tutte queste cose non di rado potenziano la sua aggressività e alimentano quel lato brutale e perverso che gli appartiene, quando invece necessita di una maggiore capacità di controllo.

 

IL FEMMINICIDIO ultima modifica: 2014-11-24T23:41:19+00:00 da admin

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