Il nichilismo tra i giovani di oggi è un tema caro a Umberto Galimberti. La tesi sviluppata dal filosofo è relativa al disagio giovanile che è difficoltà o impossibilità a dare un senso alla vita. Il disagio giovanile, secondo Galimberti, non è più un disagio esistenziale o evolutivo, ma è culturale e frutto della perdita totale di tutti i valori.
Per questo egli parla di nichilismo giovanile come presenza inconsapevole di un “ospite inquietante” che produce la mancanza di qualsiasi riferimento e genera un disorientamento totale. Questoospite inquietante entrato nella realtà psichica degli adolescenti alberga nella loro anima e si configura come assenza di progettualità e di futuro.
Una volta -egli dice- il futuro era una promessa, oggi invece è paura e angoscia che blocca e intrappola nella ricerca esclusiva del presente. Il tasso depressivo che caratterizza la maggior parte dei giovani di oggi è arrestato unicamente dal frastuono della musica e del divertimento.
Quella del nichilismo dei giovani come dimensione della vita, peraltro già annunciata dal filosofo Nietzsche, si coniuga irrimediabilmente con il vuoto di valori di una società che non riesce più a intercettare le esigenze giovanili e nemmeno a fornire uno sguardo volto al futuro. Così essi divengono sempre più incapaci di leggere i sentimenti. Analfabeti delle emozioni, i giovani le percepiscono ma non sanno riconoscerle e dominarle perché non sanno dare loro un nome.
Al di là dei casi estremi di omicidio e di suicido, c’è una sorta di afasia emotiva per cui i giovani non sanno propriamente cosa dire.
Questa è la tesi di fondo che sostiene Galimberti nel suo libro “L’ospite inquietante” con la quale vuole interpretare uno dei più imbarazzanti fenomeni del nostro tempo qual’è quello del disagio giovanile e della cultura del rischio come tentativo di fuga alla noia.