IL SUICIDIO IN ADOLESCENZA

suicdio e social

Inspiegabile. È l’aggettivo che più sentiamo di usare quando ci troviamo di fronte a un adolescente che si toglie la vita. Non si riesce a spiegare il suicidio in adolescenza. Non siamo in grado di comprendere un gesto simile perché veniamo invasi da un diffuso smarrimento e dalla confusione che si genera in noi. Mancano gli strumenti di lettura perché veniamo sopraffatti da un dolore denso, paludoso e profondo che nasce dall’idea che qualche cosa di sconvolgente ha alterato l’ordine naturale della vita.

GDB 8/4/16

Giornale di Brescia  8/4/16

E per l’appunto la parola “inspiegabile” ci impone il silenzio, ci costringe a tacere, inabili di motivazioni, perché questo tipo di suicidio deraglia la mente e azzera ogni possibile spiegazione. Caso mai attiva dentro ciascuno di noi la ricerca di un colpevole, ovvero di qualcuno da caricare del peso di una morte giovane, inattesa, fuori da ogni segnale. Lo psicoanalista James Hillman in un suo saggio sul suicidio, sosteneva che questa azione più che essere spiegata ha bisogno di essere compresa. Così è necessario parlarne. Dobbiamo, come adulti, evitare il silenzio per paura.

Per comprendere un atto impensabile come questo, dobbiamo allora sapere che non arriva mai all’improvviso, anche se è quello che ci appare. Il suicidio, negli adolescenti, è solitamente un pensiero nascosto, mimetizzato nei meandri della psiche e confuso in quella miriade di azioni che in questa epoca precedono i pensieri e la riflessione sulle possibili conseguenze. Non è mai per caso.

È una denuncia, invece, annunciata. A volte da altri tentativi, trascurati. Spesso da piccoli segnali, impercettibili, che da una parte deviano la nostra attenzione e dall’altra ci fanno pensare, erroneamente, ad una esuberante forza vitale. Immaginiamo gli sport estremi come possibile spia, senza dargli un valore assoluto. Pensiamo a quell’altalena dell’umore così tipica dell’adolescenza che in parte liquidiamo come “tempesta ormonale”. Non dovremmo invece sottovalutare l’abuso di sostanze, il cambiamento del sonno e dell’alimentazione. E poi quegli stati depressivi che si manifestano con sentimenti di apparente indifferenza e affondano nella fragilità narcisistica di molti giovani di oggi, in apparenza eroi spavaldi e in realtà vulnerabili, delicati, delicatissimi.

Da questa condizione, da un essere fragili e incapaci, a volte, di far fronte alle piccole cose che può nascere un gesto estremo. Un’idea che si annida dentro, nell’anima, come possibile soluzione ad una vita troppo in salita e non trova un varco di comunicazione verbale con i pari e con gli adulti. In questo modo nessuno sa, o può immaginare, che un abbandono affettivo reale o pensato, un insuccesso scolastico o sportivo, l’offesa o la derisione di un compagno, possono generare vergogna. Che in adolescenza è un sentimento potente, un detonatore devastante di annientamento, infinitamente pericoloso per chi ha un Io sempre in bilico, senza stima e insicuro.

La prevenzione come strategia è ancora una volta l’ascolto non solo delle loro parole, ma di quel loro mondo emozionale e dei sentimenti che noi adulti trascuriamo o, più ancora, che contribuiamo a rendere anestetizzato e distante.

Giuseppe Maiolo

dal Giornale di Brescia 8/4/16

IL SUICIDIO IN ADOLESCENZA ultima modifica: 2016-04-08T07:18:28+00:00 da Giuseppe Maiolo

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