Infanzia

Infanzia

L’infanzia è il tempo dello sviluppo. È la storia che abbiamo, quella che è stata ma che continua ad essere senza che ce ne accorgiamo. Ci appartiene come il corpo che si muove e vive, come una tela che continuiamo a tessere fino alla vecchiaia e alla morte. È il nostro passato ma pure il presente che pulsa e freme dentro. Può sembrare il paradiso perduto, ma anche l’abisso dal quale siamo emersi perchè è sempre una questione di prospettive e di esperienze. In realtà, molto spesso accade che come abbiamo attraversato l’infanzia così navighiamo nei mari della nostra vita adulta se non l’abbiamo rivisitata e ritrovata.

Perché ciò che abbiamo incontrato in quell’epoca, quello che ci è stato permesso di vivere non scompare con l’avanzare dell’età, ma si condensa e si solidifica divenendo un grumo duro e resistente. Se la nostra infanzia ci ha portato gradualmente da quel magma denso e informe che era la nostra esistenza a una dilatata consapevolezza di noi stessi, il percoso fatto è stato evolutivo, di sviluppo. Altrimenti è come se alcune cose si siano fermate dentro e l’orologio del tempo continui a indicare la stessa ora del disagio. Si colloca qui la nevrosi degli adulti che pagano il prezzo delle parti involute, dei conflitti irrisolti e del sonno della coscienza.

A guardala bene l’infanzia di oggi è contratta e i bambini sono sempre più costretti a crescere rapidamente, a diventare grandi senza passare per tutte le scale della crescita. Se c’è maggiore rispetto per l’infanzia e una più ampia consapevolezza per quello che vuol dire essere bambini, c’è dall’altra un’attenzione più materiale e più incline a considerare in misura maggiore i bisogni fisici che quelli psicologici.

Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo

Infanzia ultima modifica: 2012-11-02T13:31:47+00:00 da Giuseppe Maiolo

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