ALBERTO PELLAI

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LA SESSUALITA’ DEGLI ADOLESCENTI DI OGGI

Abbiamo chiesto ad un amico ed esperto in questioni adolescenziali, il dott. Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta come vede il problema della sessualità oggi.

Dott. Pellai, parlare di “Educazione sentimentale” ai tempi di Facebook significa che oggi in famiglia si educa di più ai sentimenti?

Chi cresce oggi, vive sospeso tra due opposti paradossali: mass media che presentano infinite immagini associate alla sessualità ed adulti significativi (genitori e insegnanti in primo luogo) che intorno a questo tema continuano a mantenere lo stesso riservo tipico delle generazioni passate. Riserbo che a volte diventa addirittura un silenzio, totale. Alle giovani generazioni, oggi i media dicono tutto, mostrano tutto e invitano chi cresce a buttarsi in ogni esperienza, senza alcun filtro, spesso senza alcuna preparazione.

 

Come se ciò che si fa, fosse solo un’esperienza, un agito senza alcuna conseguenza. Insomma chi cresce oggi vive circondato da immagini di azioni, che sarebbero colme di significato e di implicazioni emotive, psicologiche ed affettive, e che vengono cumulate e rappresentate nell’immaginario collettivo, come se fossero qualcosa che vive e sta fuori dalla persona, qualcosa che si vede e che viene mostrato, ma che rimane in superficie e non va al mondo del cuore e della mente di chi ne è protagonista….ovvero che non ha alcuna connotazione intrapsichica. Il silenzio degli adulti contribuisce a mantenere questo “status quo”, a lasciare che i giovanissimi entrino nell’agito sessuale senza alcun manuale di istruzioni, senza alcun vocabolario che ne permetta di decodificare non solo ciò che si fa, ma le implicazioni che derivano dalle azioni di cui ci si è resi protagonisti. Gli adulti di oggi appaiono smarriti e impotenti in questo ambito, proprio come lo erano le generazioni dei nonni e degli adulti che li hanno messi al mondo. Non parlano, non dicono, non spiegano paralizzati da una paura e da una incompetenza che oggi è ancora più pericolosa e dannosa rispetto al passato.

 

Il primo bacio è stato sempre un momento importante nella vita di ogni individuo. È ancora un passaggio significativo? E cosa vuol dire?

Parlare, immaginare, fantasticare, discutere, preparare e sognare il primo bacio è parte fondamentale del percorso di crescita di ogni individuo ed è un primo passo alla conquista dell’adultità. Il primo bacio segna un confine tra un prima e un dopo, tra chi si è stati e chi si cerca di diventare.Il primo bacio rappresenta un momento fondamentale della vita di un ragazzo o di una ragazza perchè dentro a questo gesto non si trova solo l’eccitazione di un gesto, ma anche l’emozione e il pensiero che lo rendono un gesto d’amore. Insomma il primo bacio è il primo passo che prepara ad una sessualità emozionale e relazionale, grazie al quale ognuno di noi può imparare a non confondere l’emozione con l’eccitazione, la relazione con l’improvvisazione.

L’approccio dei giovani alla sessualità è più facile oggi che il sesso non è più un tabù oppure rimane un momento evolutivo complesso?

Oggi i giovanissimi vengono avvolti, coinvolti e pervasi da immagini e sollecitazioni legate alla sessualità sempre più precocemente e intensamente. Lo stato di eccitazione dei giovanissimi si va a generare in una condizione di confusione e di ignoranza totale che fa succedere tutto presto, tutto in fretta, tutto senza senso e significato. Lavorando con molti genitori e insegnanti mi sono reso conto che tutti hanno paura a parlare ai ragazzi di questi temi e in questo clima, dominato da ansia e paura, nessuno sa parlare ai giovanissimi di sessualità in un modo che ne metta in evidenza la bellezza che essa riveste nella vita di ciascuno di noi, il significato relazionale che essa instilla nelle nostre esistenze. Soprattutto nessuno parla più di un’educazione sentimentale che è pre-requisito di quella sessuale, di un mondo di gesti e parole, emozioni e pensieri che precedono e preparano l’ingresso nella vita sessuale vissuta completamente e che, quando mancano, rendono tutto veloce, accelerato, svuotato.

Il social network ha modificato il nostro modo di comunicare. Nella relazione educativa tra genitori e figli la comunicazione è cambiata?

Se un genitore non costruisce un progetto educativo intorno al modo in cui un figlio usa le nuove tecnologie, il rischio è che in famiglia non si comunichi più. È fondamentale far comprendere a un figlio che ci sono limiti quantitativi da applicare alla navigazione online e questo è tanto più importante quanto più giovani sono i ragazzi. Fino a 14 anni, 30 minuti online, con il monitoraggio di un adulto, sono più che sufficienti. Non va dimenticato, inoltre, che Facebook non è consigliabile al di sotto dei 14 anni e tra l’altro lo stesso Social Network pone questi limiti ai propri utenti (nonostante poi sia facilissimo aggirarli). Dopo i 14 anni, i tempi di navigazione possono aumentare, ma i genitori dovrebbero sapere ciò che un figlio fa quando è online e chiarire con lui le regole di una fruizione. Infine, un figlio deve sapere che ci sono momenti e luoghi che devono rimanere totalmente liberi dall’invadente presenza dei mezzi elettronici. Il tempo dei compiti e delle lezioni non deve essere contaminato da un continuo andirivieni di sms e notizie da verificare su Facebook. Lo stesso vale per i pasti in famiglia. Infine, quando si va a dormire, in stanza non devono esserci strumenti elettronici attivi e connessi. Con queste accortezze la comunicazione in famiglia può rimanere ricca e complessa, e soprattutto libera dalle invasioni e dalle contaminazione quali-quantitative che le nuove tecnologie stanno portando sempre più massicciamente all’interno dei nuclei famigliari di tutto il mondo.

Giuseppe Maiolo

ALBERTO PELLAI ultima modifica: 2013-03-28T07:45:19+00:00 da admin

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