Lapsus

 

Lapsus è un termine tecnico ma ormai in uso nel gergo quotidiano. Letteralmente vuol dire scivolamento ma in realtà è una dimenticanza. Come dire che una certa cosa della mente, un nome o un pensiero, un dato qualunque da esprimere è scivolato via e non riusciamo più a farlo comparire. Si tratta di fenomeni quotidiani che accadono a tutti e sono apparentemente insignificanti. In genere li liquidiamo senza dare molto credito, ma  a ben guardare i lapsus sono scherzi della psiche, piccoli imbrogli che l’inconscio gioca alla nostra coscienza presuntuosa e rigida.

Vale a dire che quando ci capita di non ricordare un nome ben conosciuto o non riuscire a trovare una certa parola che invece usiamo di frequente, varrebbe la pena domandarsi il perché di quell’intoppo. Se invece di dire buongiorno ad una persona che incontriamo per la strada e con la quale ci stiamo fermando a parlare diciamo inavvertitamente “arrivederci” ci sarà pure una ragione, benchè remota, che ci spinge a dire qualcosa di contario a quello che stiamo facendo. Molto probabilmente in quel momento non vorremmo fermarci a parlare oppure il nostro desiderio inconscio ci vorrebbe già ai saluti di commiato.

In questo caso il lapsus è una sostituzione di termini con valenze opposte o diverse. Al posto di gioia diciamo noia o invece di moglie diciamo madre. In altri casi si tratta di una vera e propria rimozione di una parola magari familiare ma in quel determinato momento significativa. È come se dalle profondità del nostro inconscio, che è quel serbatoio di energie psichiche che governa il nostro universo emotivo ed affettivo, venisse un divieto a far emergere quello che con la testa volevamo dire. Perché l’inconscio ha un’intenzionalità diversa da quello della coscienza. Come dire che con la testa potremmmo volere qualcosa che invece non desideriamo con il cuore.

Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo

Lapsus ultima modifica: 2012-11-02T07:41:56+00:00 da Giuseppe Maiolo

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