Nativi digitali

Group of young students working on laptop computer in classroom
Fino a 12 ore al giorno gli adolescenti passano attaccati al mondo virtuale. Così sembrano dire le osservazioni.
 
Uno studio approfondito effettuato da un importante Istituto di ricerca californiano, sommando l’utilizzo dei vari strumenti tecnologici come il PC, iPod, tablet, cellulare, TV ecc., ha messo in evidenza come trascorrono il loro tempo i giovani che dipendono sempre di più dalla tecnologia e dalla comunicazione virtuale. E il fenomeno non descrive solo la realtà americana, ma anche quella europea e itailiana dove si moltiplicano i casi di giovani che accusano disturbi collegati alla dipendenza da Internet.
 
 
Così anche da noi cominciano a nascere sul territorio ambulatori psicologici e reparti ospedalieri che si prendono cura degli adolescenti drogati dalla rete, o catturati dai videogiochi e dai socialnetwork, che manifestano disturbi del sonno, ansia e stress, o forte difficoltà a staccarsi da quei dipositivi elettronici.
 
 
La prospettiva può essere davvero preoccupante e va affrontata con attenzione ma non solo perchè si tratta di una nuova patologia all’orizzonte, quanto perchè le nuove tecnologie stanno modificando i nostri comportamenti e i nostri atteggiamenti soprattutto per quanto riguarda le relazioni tra gli individui e le modalità di comunicazione. Oggi siamo di fronte ad un nuovo modo di pensare. I nativi digitali,come li ha chiamatiMarc Prensky, sono nati con Internet e hanno assorbito un modello di comunicazione totalmente diverso dal passato che ha modificato la mente e il modo di ragionare.
 
 
 
Per capire questo gli adulti, ovvero i migranti digitali, devono fare uno sforzo: per prima cosa non giudicare questi comportamenti, quanto piuttosto entrare dentro questo modello nuovo che sta contagiando un po’ tutti. Secondo devono adattarsi e condividere la nuova realtà comunicativa.
 
 
Un giovane che sta su Facebook oggi è assolutamente convinto non solo di avere degli amici, ma anche di conversare con un’altra persona. Eppure noi sappiamo che la conversazione implica sistemi diversi di comunicazione che sono al contempo verbali e non verbali. Questi ultimi coinvolgono soprattutto il corpo fisico. Chattare o massaggiare,comunicare con i nuovi strumenti digitali significa invece usare solo la modalità verbale e mettere limitatamente in campo la propria fisicità che tanta parte ha nell’interazione personale tra gli individui.
 
In questo modo mancano e mancheranno sempre di più le emozioni, l’esperienza emotiva e il riverbero dei sentimenti che sono collegati agli affetti. Il rischio è dato dal fatto che questa generazione di giovani potrebbe essere domani quella di adulti profondamente incapaci di viversi l’affettività o addirittura di averne paura. La freddezza emotiva è la naturale conseguenza in molti casi pericolosa per l’equilibrio psichico.
 
Viceversa dobbiamo anche essere consapevoli che questa nuova era della comunicazione può essere portatrice di cambiamenti positivi e utili allo sviluppo cognitivo e mentale. Sempre Marc Prensky sottolinea la possibilità che oggi si sviluppi una mente aumentata,capace di una saggezza nuova, per l’appunto digitale, in quanto il cervello, molto stimolato e sollecitato acquisisce la capacità di sviluppare nuove strategie e creatività.
 
 
Allora da parte dei genitori e degli insegnanti c’è bisogno di provare a fare un passo in avanti verso la sempre più diffusa estensione della tecnologia.Bisogna che gli adulti di oggi cerchino prima di tutto di colmare la distanza generazionale conoscendo e condividendo di più le nuove tecnologie. Capire il fenomeno è più importante che giudicarlo.
 
È fondamentale conoscere i rischi e i pericoli che si insinuano nelle nuove forme di comunicazione, ma è altrettanto necessario non demonizzare il tempo in cui viviamo evitando un atteggiamento troppo critico del tipo “Ai miei tempi si faceva e si viveva in un altro modo”.
 
Serve vedere e valorizzare cosa c’è di buono nel mondo che sta influenzando la mente dei minori di questo nostro tempora anche saper esercitare un controllosu quello che i ragazzi e le ragazze fanno quando navigano. La generazione degli adulti deve imparare conoscere bene Internet e le sue potenzialità, ma pure di alternare un livello di controllo ad un livello di curiosità. Questo significa infatti usare con i nativi digitali laloro lingua materna ed è quello che serve per mantenere attiva la comunicazione reale e non farli finire in quella specie di autismo che caratterizza chi se ne sta collegato per un tempo indefinibile nella realtà virtuale.
 
Giuseppe Maiolo
In foto: La mente aumentata di M. Prensky, ed. Erickson
fonte: Cocco di mamma

Nativi digitali ultima modifica: 2014-04-10T05:33:54+00:00 da admin

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