Mala Educación

image

Mi capita spesso di incontrare genitori che si lamentano dei figli adolescenti, ma non solo, che usano parolacce ad ogni piè sospinto. Sono realmente disturbati da quel turpiloquio che i bambini e i ragazzi usano quotidianamente e mi chiedono cosa fare, come risponderei e pretendere che in casa non si usi quel linguaggio da postribolo. Di solito sorrido e dico senza mezzi termini: “E’ una battaglia persa, non c’è niente da fare!”. Mi guardano con sorpresa increduli, mentre il loro pargolo, spesso presente, nasconde a malapena un sorriso di compiacimento. Non lo dico ovviamente per guadagnarmi la simpatia del figliolo che mi vogliono convincere a redarguire, ma perchè non serve spendere energie su questo versante. Le parolacce ormai le dicono tutti, compresi i genitori. I bambini le sentono in continuazione dagli adulti, dai minsitri, dalla gente dello spettacolo, alla televisione, nei dibattiti pubblici. Cosa pretendere? Alla fine le parolacce e il turpiloquio sono la cosa meno grave se si confrontano con una quantità di comportamenti offensivi, immorali, irrispettosi che abbondano quotidianamente. Di questi dovremmo meravigliarci e indignarci.

Inutile lamentarsi della mancanza di educazione dei giovani di oggi se i modelli che proponiamo loro sono ben altri. Come pretendere che un ragazzo in uno scontro verbale non mandi a… quel paese (ma l’espressione è ormai d’altri tempi) un insegnante o un genitore, se un ministro della Repubblica manda in un altro posto il Presidente della Camera.

Come pretendere che a scuola gli scolari stiano composti, non mangino, non usino il cellulare, se alla Camera dei deputati, in Consiglio Regionale o provinciale, nelle sedute in Comune, si fa di tutto e di più? Cosa significa parlare di legalità, di onestà, di rispetto dei più deboli, quando prevale negli atteggiamenti degli uomini pubblici, quelli che contano, la falsità, l’imbroglio, il malaffare, l’arroganza, l’offesa, il proprio tornaconto, l’esibizionismo e l’egocentrismo? Come sostenere il valore dell’integrazione, della promozione dello sviluppo, della solidarietà e dell’accoglienza a cui, a parole, vogliamo indirizzare i giovani, quando c’è chi si permette di liquidare la sofferenza  dei migranti, di quelli che scappano sui barconi rischiando la vita, con lo slogan “Fora da i ball”.

A cosa serve imprecare contro la famiglia o la scuola che non educano alla sessualità quando abbiamo dovuto sopportare per anni “statisti” (?)  che hanno fatto del Bunga bunga un modello di comportamento sessuale?

È inutile scaricare colpe sempre sugli altri. Si educa molto di più con l’esempio, anzi forse solo con quello, che con le parole. E questa nostra epoca di esempi antieducativi sembra abbondare.

Questo non vuol dire che non serva richiamare un bambino ad attenersi alle regole che abbiamo definito. Al contrario serve molto educare non certo al Bon Ton, ma al rispetto elementare delle piccole cose: salutare quando ci si incontra non solo con un mugugno, ringraziare, aspettare il proprio turno, chiedere per cortesia una qualche cosa, ascoltare quando uno parla e dopo intervenire.

Ma queste regole valgono se soprattutto in famiglia, a scuola, sul lavoro incominciamo tutti a rispettarle.

Giuseppe Maiolo

Mala Educación ultima modifica: 2015-04-24T11:51:08+00:00 da Giuseppe Maiolo

Lascia un commento


*