QUANDO IL TERRORE AZZERA ALA RAGIONE

Bruxelles_perchè

La frattura manichea fra «noi» e «loro» che porta alla violenza (G.Maiolo)

GIORNALE DI BRESCIA 23.03.2016 – C’è nel terrorismo l’obiettivo preciso di sgominare edestabilizzare la coscienza.  Appunto terrorizzare e azzerare la ragione. Allora che fare per contenere l’angoscia? Cosa per gestire la paura e la rabbia? Oppure come impedire che l’orrore si trasformi in odio, lo smarrimento in fobia collettiva altrettanto devastante? Non è facile rispondere.Brescia

Bisognerebbe provare a riconoscere che la malvagità umana non appartiene ad un mondo diverso dal nostro. Il lato ombra della nostra natura non proviene da un territorio oltre confine. Tentare questa strada è, come diceva C. Gustav Jung, un’impresa ardua. Forse,però, è l’unica cosa che ci può servire: riconoscere che la malvagità nasce e vive nell’uomo. Nell’irrazionalità di un atto terroristico c’è tutta l’irragionevolezza confusiva e folle del nostro modo di essere e di fare che, ad esempio, si riflette in quel detto latino che afferma: «se vuoi la pace, prepara la guerra».

Unirsi e stringersi insieme o marciare a braccetto per far fronte comune contro la violenza terroristica può tranquillizzarci ma anche essere improduttivo o un esercizio inutile se non è accompagnato dal coraggio del confronto con le nostre stesse contraddizioni individuali e collettive.

Solo attraverso di esso possiamo «estrarre la saggezza dalla follia». Ovvero tentare di trasformare il «male» e provare a contenere la malvagia energia della devastazione. Operazione per nulla semplice in quanto significa prima di tuttoriconoscere il proprio potenziale distruttivo che si annida nelle pieghe, sovente indecifrabili, della nostra anima. Solamente dopo, possiamo tracciare il profilo o disegnare il volto del nemico.

Solo a quel punto possiamo accorgerci, senza alcuna giustificazione della violenza, che terroristi non si nasce ma, caso mai, si diventa. E accade secondo un processo complesso che, come sappiamo, ha radici sociali, economiche, religiose ma anche psichiche.

In questo ultimo caso non necessariamente si tratta di un aspetto malato della mente. Più di tutto sembra prevalere una sorta di scissione manichea della realtà: di qua sta il bene e di là il male. Anche se alla base delle azioni terroristiche ci sono rivendicazioni di natura diversa che rimandano a condizioni materiali e morali di sofferenza o di oppressione, è solitamente l’incapacità degli individui ad elaborare sentimenti come la rabbia e l’odio a far dilagare la crudeltà del male.Bruxelles

Così il terrorismo si alimenta e si sviluppa all’interno di polarità difficili da avvicinare che mantengono una netta frattura tra il «noi» e il «loro», la «mia» fede e la «tua», il «bene» e il «male». Questa scissione che da individuale si fa collettiva sostiene ogni forma di estremismo della coscienza e della ragione.

Conoscere questo processo può esserci utile non per giustificare l’esistenza dell’odio, ma per comprenderne le radici. Soprattutto per non essere contaminati e contagiati dalla de-umanizzazione dell’altro.

In copertina:  da R.it – La fermata della metropolitana di Maelbeek, teatro di uno degli attacchi (ap)

QUANDO IL TERRORE AZZERA ALA RAGIONE ultima modifica: 2016-03-24T08:14:48+00:00 da Giuseppe Maiolo

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