Mariella Bombardieri

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SAPER TENERE BOTTA

In occasione della conferenza tenuta dalla dott.ssa Mariella Bombardieri, psicopedagogista, le abbiamo posto alcune domande:

Dottoressa Bombardieri, educare i figli richiede sempre più competenze e energie. Perché secondo lei?bombardieri2

Crescere nella società di oggi è complesso: aumentano le fragilità dei figli e dei genitori, della famiglia.
La società manda messaggi discordanti che creano confusione. Il bene e il male pare siano la stessa cosa fino a che non emergono comportamenti negativi che fanno rumore.

Spesso però ci si ferma al rammarico e non si entra  in una logica di progetto che obbliga a pensare interventi concreti che aiutino a crescere.
Si è investito molto sul singolo, sull’individualità dimenticando però che si cresce e ci si educa con gli altri e non solo confrontandosi con se sé  stessi.

I genitori sono spesso soli, senza punti di  riferimento. La rete di relazioni tra famiglie, tra istituzioni diventa spazio per attivare nuove energie, per scambiare le proprie competenze, per essere creativi.

Lei ha sostenuto nel suo intervento al ciclo GENITORI IN FORMA che gli educatori devono saper tenere botta. Quali sono i motivi?

Gli educatori, i genitori hanno una grossa responsabilità.
Tenere botta vuol dire esserci, pur con le fatiche, i dubbi, i timori ma con un senso di responsabilità che ti porta a non abdicare al ruolo, a non aspettarsi da altre istituzioni l’educazione, a credere profondamente che vale la pena di investire sull’educazione che apre al futuro, che permette alle nuove generazioni di avere un’opportunità.

Tenere botta anche quando non si è certi dei risultati; quando i figli non riconoscono le fatiche dei genitori; quando si vivono esperienze di fallimento.
Abbiamo tanti esempi di educatori che hanno scelto di esserci nonostante tutto e questo offre una strada, mostra buone prassi da poter seguire.  Una cosa può aiutare gli educatori: non essere soli, sostenersi a vicenda, avere momenti di scambio e di confronto.
Quando la situazione è complessa servono più sguardi.

Nel suo libro “Con le ali di farfalla” lei affronta il tema della resilienza attraverso il racconto di storie di genitori in situazioni particolarmente difficili.
Il suo vuole essere un messaggio di speranza per poter affrontare i piccoli grandi problemi quotidiani?

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Credere nella resilienza vuol dire offrire uno sguardo di speranza sui piccoli, grandi dolori della vita.
Come educatori dobbiamo essere resilienti cioè credere che è possibile, trasformare le esperienze dolorose in apprendimento, in nuove strade da pMARRIELLA BOMBARDIERIercorrere.

Inoltre chi educa deve essere tutore di resilienza, deve stimolarla nei piccoli, in coloro che devono crescere.
Educare non è sostituirsi, fare al posto dell’altro ma essere compagni di viaggio che danno fiducia e valorizzano le risorse.

Le storie raccolte in “Con ali di farfalla” sono drammatiche, faticose ma non così diverse da tante altre fatiche che i genitori, gli insegnanti si trovano a vivere.
Questi genitori, veri, raccontano di come sia possibile passare in mezzo al dolore  ed uscirne più ricchi, cambiati con il desiderio di educare, vivere, amare ancora.

Mariella Bombardieri ultima modifica: 2014-07-31T23:55:28+00:00 da Giuseppe Maiolo

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