SOCIETA’ DEPRESSA?

Uno degli ultimi Rapporti del Censis si caratterizza per originalità. Assomiglia di più ad una relazione psicologica. Soprattutto nelle Considerazioni generali il direttore generale De Rita parlando dell’Italia, e dei suoi cittadini, usa con proprietà  una quantità di termini psicologici che non sfigurerebbero in un referto psicodiagnositco. Pino.jpg

“Assenza del desiderio, paura e insicurezza, pulsionalità sregolata, egoismo autoreferenziale e narcisistico” sono gli elementi descrittivi di una società che, come un corpo unico, presenta il quadro clinico della patologia depressiva. Una sorta di depressione bipolare che fa oscillare tra uno stato di indifferenza e di spaesamento di apatia e sentimento di vuoto e uno stato maniacale di eccitazione dove domina un inconscio collettivo senza regole e un’ “onda di pulsioni” che produce “comportamenti individuali all’impronta di un egoismo autoreferenziale e narcisistico”.

È  una fotografia inquietante degli italiani “prigionieri delle influenze mediatiche” che sembrano essere sempre meno capaci di desiderio e di volontà, indeboliti da “dall’appagamento derivante dal primato dell’offerta di oggetti in realtà mai desiderati”.

Se non ci avessero detto che si tratta delle conclusioni di un esperto in economia, avremmo detto che era una relazione clinica.Perché anche i suggerimenti contenuti allo scopo di immaginare un cambiamento della situazione sembrano andare nella direzione della cura psicologica urgente, perchè, dice De Rita,  c’è bisogno di sviluppare “autocoscienza”, “rilanciare il desiderio” “riattivare la dinamica di una società troppo appagata e appiattita” .

Non c’è dubbio che oggi stiamo assistendo ad una collettività ipnotizzata dai media e da chi si pavoneggia di più, disinteressata e incapace di reagire, di indignarsi di fronte al proliferare del malaffare, abulica e priva di progettualità. Non meraviglia allora che in questa società depressa proliferi il narcisismo, l’invidualismo el’incapacità di occuparsi degli altri. Non stupisce nemmeno che questa sia una collettivtà nostalgica, rivolta all’indietro e al passato, oppure fissata al presente, incantata dal canto delle sirene di turno e incapace di uno sguardo proiettato in avanti che faccia trasformare le cose.

Diceva Nietzsche “una vogliuzza per il giorno, una vogliuzza per la notte, fermo restando la salute” Questo è tutta la felicità cui aspirano gli italiani in questo momento. Non esiste più il sentimento né l’ebbrezza delle emozioni. Anzi è proprio di queste cose che uomini e donne hanno paura. Per fuggire o evitare quanto più possibile l’universo dei sentimenti, li stiamo anestetizzando. Passiamo il tempo della vita confusi come piccoli uomini nella nebbia. L’esistenza è ridotta ad una concezione quantitativa e a un mero susseguirsi di giorni che lasciamo ad altri programmare e definire. Allora ben venga questa fotografia del Censis a farci riflettere, ben vengano i numeri della ricerca per farci prendere coscienza che stiamo vivendo il tempo in cui torna tutto il rimosso che, illusoriamente, abbiamo tentato di nascondere come la polvere sotto il tappeto.

SOCIETA’ DEPRESSA? ultima modifica: 2014-01-08T23:28:48+00:00 da admin

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