Timidezza

timidezza

La timidezza non è in assoluto uno stato di disagio ma qualcosa che imbarazza e confina spesso con la vergogna e con il sentimento di colpa. A guardarla da distante però ha  un sapore antico di emozioni arcaiche e un colore sfumato di sensazioni un tempo turbolente, alle volte paralizzanti. Perchè la timidezza rimanda al modo con cui da bambini e da adolescenti si percepivano  i propri pensieri e i propri desideri. Oppure ricorda la confusione generata da affetti nuovi e sconosciuti.

Però la timidezza non appartiene solo all´esperienza della fanciullezza. Non è il palcoscenico esclusivo delle emozioni che vanno in scena durante la giovinezza. Non è nemmeno un tratto definitamente femminile, come una certa tradizione sembra voler sostenere. Appartiene in gran parte all`adolescenza come tempo di esplorazioni ma può perdurare nel tempo come sentimento di goffaggine e di inadeguatezza. È il timore di scoprirsi ridicoli e inappropriati, di mostrarsi difettosi unito alla paura di far vedere le proprie mancanze e i lati ancora incompiuti di sé. Durante l’adolescenza il sentimento della timidezza è, per così dire, fisiologico, e attiene al il processo di crescita, ma da adulti nel pieno della maturità, la timidezzaè una sorta di ritrosia che mantiene in disparte e fa entrare in punta di piedi nella vita e negli spazi degli altri. Di certo la timidezza può anche appartenere ad un tratto di insicurezza, e può esprimere il temperamento lamentoso di chi si stima poco e di colui che tende a ritrarsi dal mondo. Il problema caso mai è capire se la timidezza ha in sé qualcosa di patologico o è espressione di un Io sensibile che si manifesta a tratti e temporanemente impregna di timore il comportamento dell`individuo. 

Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo

Timidezza ultima modifica: 2012-11-02T13:24:48+00:00 da Giuseppe Maiolo

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