Genitori, perché non mettete via il cellulare?

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Qualche mese fa un bell’articolo comparso su vitadamamma.com sosteneva l’importanza di “Togliere i cellulari dalle mani dei figli per restituire loro i meccanismi naturali della creatività”. Così recitava l’incipit dell’intervento che ha visto numerose condivisioni. Se è condivisa da molti l’idea che serve regolamentare l’uso dei dispositivi digitali, non so però quanti siano i genitori davvero consapevoli che per correggere un comportamento, valgono di più l’esempio e i modelli.

Mi chiedo se gli adulti a cui è indirizzata la riflessione condividono l’affermazione dell’autrice Federica Federico quando dice che i compiti principali dei genitori di oggi sono quelli di educare all’uso consapevole della rete e allo stesso tempo non far perdere il rapporto con la natura.

Si tratta allora, non solo di togliere il cellulare, ma di mettere in campo un notevole impegno educativo che, prima di tutto, ci deve far accettare la tecnologia digitale e il diritto dei bambini essere educati prestissimo al suo utilizzo corretto, ma anche aiutati a conoscere la natura che li circonda.

Non si toglie ma si aggiunge, dunque. È dovere degli adulti fornire gli strumenti adeguati per gestire bene la tecnologia e praticarla insieme ma nel contempo andare con loro ai giardini, giocare insieme, narrare storie ed emozionarsi con loro, interagire con regolarità e non solo in momenti residuali, osservarli con partecipazione e non stare su una panchina del parco mentre giocano con gli amici, con un occhio (quando va bene) a loro e l’altro ai social.

La cosa di cui bambini e adolescenti hanno più bisogno è un genitore competente in tecnologia e non uno che la teme o la vive come il “male assoluto” quando poi, in maniera incoerente, lui stesso la utilizza a dismisura e senza autocontrollo. Hanno necessità di adulti di riferimento affidabili e coerenti che conoscano i nuovi codici di comunicazione digitale e riconoscano che il pericolo più grande per tutti è la pervasività della tecnologia che facilmente può prendere il sopravvento sulle relazioni.

Fare il mestiere del genitore non è mai stato più complesso di ora. Oggi è assolutamente necessario diventare educatori 2.0, in grado di riconoscere a fondo la lingua della comunicazione digitale e saper integrare i linguaggi vecchi con quelli nuovi. Che vuol dire individuare uno stile di vita adatto alla realtà in cui ci troviamo e scoprire la dieta giusta. Perché è una “dieta tecnologica” che serve, in quanto si tratta di individuare un modo di convivere adatto a questo tempo dove. Più che eliminare è necessario integrare e dosare.

Un’educazione competente sa trasferire l’idea della positività della tecnologia ma anche sa mostrare i veri pericoli della rete perché li conosce. E i minori per crescere, ieri come oggi, hanno bisogno di adulti come modelli autentici e non contraddittori in grado di dare indicazioni e limiti, come pure protezione e coinvolgimento in attività creative e altre occupazioni capaci di far concorrenza ai videogiochi. Se siamo educatori competenti e autorevoli possiamo rendere entusiasmante giocare insieme online e far scoprire realmente la natura, mostrare i suoi tempi e le regole che la governano magari facendoli partecipare alla cura di un orto o di una piccola vasca sul terrazzo.

Tutto questo a patto che vi sia una relazione educativa autentica e non trascurante tra genitori e figli, dove in alcuni momenti il cellulare non si utilizza, si spegne o si tiene silenziato. Perché tra i nuovi pericoli che ora minacciano i rapporti vi è il phubbing che, come dice la parola inglese composta da phone (telefono) e snobbing (snobbare), è comportamento caratterizzato da disattenzione e distanza, in quanto prevale la tendenza a interagire di più con il proprio dispositivo mobile che a guardarsi negli occhi e ascoltarsi reciprocamente.

Giuseppe Maiolo

Genitori, perché non mettete via il cellulare? ultima modifica: 2019-08-21T17:59:08+00:00 da Giuseppe Maiolo

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