L’ umore è il colore dei nostri affetti. Allo stesso modo del colore ha infinite tonalità e varia a secondo delle situazioni. Come cambia la percezione di noi stessi e del mondo che ci circonda, così muta il nostro umore, si trasforma e trasforma a sua volta il modo con cui vediamo le cose, gli oggetti, gli altri. Possiamo passare dalla gioia e dall’allegria alla tristezza e al dolore fino a raggiungere la desolazione e la disperazione.
Se siamo contenti la gioia influenza il nostro agire, impregna le nostre relazioni che sono facili, piacevoli, felici. Siamo ricchi di idee e di progetti. Alloras le emozioni si collocano sul registro dell’allegria e sul piano della positività e della fiducia. Se invece domina la tristezza, il mondo esterno si tinge di colori scuri, pesanti, avvilenti. I movimenti sono lenti e il pensiero povero, negativo, sfiduciato. Il calore affettivo si riduce o scompare e l’adattamento alla realtà diviene difficile. Prevale il dolore interiore, ma anche quello fisico. La sofferenza avvolge, allaga l’esistenza, impregna il quotidiano e ogni gesto.
Per quanto variabile, però, possa essere il tono dell’umore, nell’adulto senza particolari disturbi, è solitamente costante. Le oscillazioni sono contenute in uno spazio accettabile, legittimo, sopportabile. Così di solito le variazioni sono modeste e strettamente legate al variare degli avvenimenti esterni. Ma vi sono anche coloro che hanno deviazioni croniche dell’umore. Sono i cosiddetti ottimisti o pessimisti cronici.
I primi leggono tutto in chiave positiva, credono che ogni cosa si risolva felicemente e sono portati a sottovalutare la portata delle frustrazioni. Sono euforici e orientati a vivere gioiosamente le relazioni. Amano i contatti. Sono generalmente socievoli, estroversi, spesso iperattivi. Entusiasti e convinti che ogni cosa può trovare una soluzione positiva.
Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo
