Da un po’ di tempo a questa parte ci siamo accorti che nostra figlia è svogliata, apatica, con pochi interessi. Tende ad essere triste quando invece fino a qualche anno fa era contenta, sorridente, gioviale con tutti. Abbiamo scoperto che ha scritto nel suo diario poesie pessimiste che parlano di dolore e di morte. Che si tratti di depressione? Siamo molto preoccupati…
È una domanda appropriata quella dei genitori che mi scrivono questa lettera. Ritengo infatti che sia sempre opportuno porsi interrogativi quando si notano dei cambiameni vistosi nel comportamento dei giovani. Però è meglio non drammatizzare subito, nè farsi cogliere dall’ansia perchè questa non ci aiuta a vedere bene come stanno le cose. È importante stare attenti ai segnali di disagio che ci vengono inviati e sicuramente tutti quegli sbalzi di umore, quelle manifestazioni di sofferenza, quei tratti di pessimismo che si rivelano molto spesso nei giovani possono alludere ad una tristezza di fondo o anche ad uno stato depressivo. La valutazione però va fatta con accuratezza da uno specialista in età evolutiva psicologo o neuropsichiatra che sia, ed è assolutamente necessario che a loro ci si rivolga per sapere il da farsi, come poter aiutare l’adolescente, come farlo sucire dal suo stato di disagio.Detto questo va precisato che delle manifestazioni di tristezza e di pessimismo non rappresentano unicamente la depressione. La maggior parte degli adolescenti non è depressa ma attraversa una profonda crisi esistenziale che è strettamente collegata alla fase di passaggio tipica di quell’epoca. Un certo smarrimento, la perdita parziale della fiducia in se stessi e negli altri sono di solito il pedaggio obbligato per il transito in un territorio arido, apparentemente sconfinato, in cui c’è bisogno di luoghi di ristoro e di punti di riferimento. Se questi ci sono, se non mancano gli appigli che possono essere dati dalla famiglia ma anche dalla comunità dei coetanei e quindi dal gruppo, il viaggio dell’adolescente alla scoperta di se stesso e del mondo non è mai un tunnel senza uscita: sarà un lungo percorso, faticoso in alcuni momenti, difficile e doloroso ma che si conclude prima o poi.
Agli adulti e ai genitori in particolare compete il ruolo di accompagnare, di esserci quando l’adolescente si trova in difficoltà e mostra di avere bisogno di aiuto. Con questo non vuol dire che dobbiamo fare gli nvestigatori segreti e frugare negli spazi privati del giovane per cercare di capire come sta affrontando la vita. Dico questo perché capita alle volte di sentire dei genitori che leggono i diari dei loro figli, li spiano nella loro corrispondenza privata ed altro ancora. Non c redo che questo sia un buon comportamento. Anche se posso capire lo stato d’animo di una madre angosciata dalla paura per la sofferenza di un adolescente. Ritengo semplicemente che non serva fare i detective: è sufficiente ascoltare e osservare quello che gli adolescenti comunicano non solo a parole , ma anche con il linguaggio non -verbale. Se facciamo questo sempre ci accorgiamo cosa sta accadendo e riusicamo a distinguere se si tratta di un disagio transitorio per cui c’è bisogno solo del nostro appoggio e della nostra immutata fiducia oppure di aituo e sostegno psicologico da parte di un esperto o ancora di più di un intervento terapeutico vero e proprio. Ascoltare attentamente diventa l’imperativo categorico per un genitore e ciò serve ripeto, per non farsi cogliere dall’ansia ma ovviamente anche per non sottovalutare i segnali che pososno giungere dall’adolescente. Alle volte infatti, liquidare in fretta un disagio banalizzando il messaggio solitamente in codice che viene inviato dal giovane può esser pericoloso. In sintesi allora faremmo bene a non trascurare quei comportamenti strani, improvvisi, imprevisti e comunque diversi dalle normali abitudini che scopriamo in famiglia, a scuola, nelle relazioni sociali. Ma Ffaremmo bene anche a liberarci dei molti pregiudizi che ancora ci fanno temere tutto ciò che ha a che fare con la malattia psichica e mentale e ci porta a tenere nascosto il disagio, a tacere il malessere o ad aspettare che tutto passi da solo. Consultare uno specialista quando i dubbi sono elevati ci può aiutare a intervenire in tempo.gm