Uscire dal silenzio per contrastare la violenza

guernicax

Pietrificati da un olocausto disumano di vittime innocenti, la violenza e le atrocità non smettono di farci inorridire. Le immagini ci paralizzano. Spesso non ci sono parole per commentare l’assurda follia umana. Le guerre di adesso in Iraq o in Palestina, riproducono lo scenario di sempre, di ogni guerra e di tutte le violenze di massa che abbiamo già visto. Il rischio è di restare annichiliti e muti.

Invece dobbiamo parlare. Abbiamo la necessità di uscire dal silenzio e commentare insieme ogni gesto violento, ogni situazione di inaccettabile disumanità. Lo dobbiamo per noi stessi, per non abituarci alla violenza, per non normalizzarla. Lo dobbiamo per i nostri figli per aiutarli a capire quel teatro dell’orrore che manda in scena il disumano.

Dobbiamo trovare le parole per dire cosa sta accadendo, per spiegare ai bambini e ai giovani quello che ogni ragione fatica a comprendere.

Forse quelli più piccoli dobbiamo cercare di tenerli distanti, lontani dalle immagini di quei corpi dilaniati che scorrono dentro le nostre case per il dovere di informazione.Di certo non capirebbero, ma soprattuto se da soli di fronte a quelle immagini potrebbero rimanerne sconvolti.Già è difficile per noi!

Coi più grandi, coi ragazzini e con gli adolescenti invece dobbiamo parlare a lungo con tutta la nostra pazienza e aiutarli a decifrare il male. Soprattutto farli parlare perchè il dolore e lo sconforto, la paura e la rabbia, il terrore e l’annichilimento, non mettano radici nel silenzio.

Viviamo un’epoca di paure e di terrori. E i nostri figli, grandi e piccoli, hanno la sfortuna di non sapere che cosa sarà il domani, hanno il destino di non riuscire a intravvedere un mondo migliore. Un tempo c’erano i giovani che immaginavano un tempo diverso da quello in cui vivevano. Generazioni di ragazzi e ragazze salivano sulle barricate per cambiare la prospettiva, il futuro, l’orizzonte.

Oggi non è più così. Oggi gli adolescenti sono inchiodati al presente, senza fiducia nel domani, nel cambiamento. Tocca a noi adulti allora aiutarli a credere nella vita e nel futuro nonostante tutto. Tocca a noi spiegare che il mondo non è solo follia omicida e che gli uomini in qualsiasi latitudine sono buoni e cattivi. Tocca a noi farli continuare a sperare anche di fronte a queste tragedie umane e alla prospettiva dell’odio che infuoca gli animi globalizzati di un’umanità che sembra aver perso la ragione.

Se vogliamo aiutarli, se vogliamo che essi possano pensare ad un cambiamento possibile, dobbiamo invitarli a raccontare i loro pensieri, dobbiamo dare loro spazio per esprimere i sentimenti che provano e non lasciare che essi covino dentro, al buio dell’angoscia, la sfiducia e la disperazione.

Non farlo, tacere e rimanere in silenzio corrisponderebbe una volta di più a lasciarli soli, abbandonati a se stessi. Vorrebbe  dire non permettere loro di esprimere ciò che stanno provando guardando le immagini dell’inferno. Equivarrebbe lasciarli nella palude delle paure e farli crescere deboli, insicuri, vulnerabili.

Diventare adulti significa riuscire a pensare autonomamente ma anche esprimere ciò che si prova, saperlo comunicare senza anestetizzare le emozioni. Diventare grandi vuol dire riconoscere dove sta il male o la follia della ragione ma soprattutto continuare a credere in se stessi e negli altri. Significa coltivare la speranza che un mondo diverso è possibile.

Tocca a noi, agli adulti, a tutti coloro che hanno una funzione educativa, uscire dal silenzio e aiutarli ad avere fiducia in un mondo migliore.

Giuseppe Maiolo

Uscire dal silenzio per contrastare la violenza ultima modifica: 2014-08-12T17:47:27+00:00 da admin

Lascia un commento


*