Figli tiranni

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Quando il bambino è un tiranno

I genitori oggi fanno fatica a dire di “no” ai loro figli. Spesso sono incapaci di  porre limiti e contenere le loro continue richieste. Di fronte ai capricci non sanno opporsi o mettere paletti, e alle volte non sanno distinguere tra bisogni reali o fittizi.  Tendono, viceversa, a soddisfarli in ogni cosa e accontentarli, in parte per il quieto vivere e in una certa misura perché non hanno tempo per stare a discutere salvo poi lamentarsi di essere tiranneggiati. Ricerche anche italiane sul disagio dell’infanzia confermano: i genitori dei bambini di oggi sono troppo permissivi, iperprotettivi, ansiosi, oppure assenti e lontani sia fisicamente che sul piano affettivo.il tiranno

Presi dal loro lavoro, dagli impegni, o dai sempre più frequenti problemi relazionali e di coppia, questi genitori temono le frustrazioni per i loro figli e preferiscono concedere piuttosto che negare. Sono preoccupati dal voler essere genitori perfetti e risparmiare ai loro figli esperienze negative o fallimenti. Così si schierano sempre in difesa dalla loro parte, criticano gli insegnanti, fanno per loro i compiti, li accolgono a dormire nel lettone appena piangono e di fronte alle loro difficoltà tendono a consolarli e confortarli con regali, acquisti, cibo. Risultato: figli insicuri, sfiduciati impauriti, incapaci di tollerare più di tanto le frustrazioni, di sopportare un insuccesso, oppure bambini agitati, ansiosi, adolescenti prepotenti.

Non é infrequente anche in questo periodo di vacanze, dove la vicinanza tra i genitori e figli dovrebbe essere più rilassata e permettere un dialogo tranquillo e costruttivo, vedere bambini che strillano perché pretendono qualcosa, che battono i piedi per un capriccio, che non accettano una regola di comportamento e assistere all’impotenza del genitore che non frena e nemmeno contiene la loro furia, ma soddisfa immediatamente e accontenta il piccolo despota. Una parte di questa diffusa tendenza è data pure dai forti sensi di colpa che i genitori provano. Sentimenti di colpa che per lo più sono connessi con il fatto di essere quotidianamente poco presenti nella vita dei loro figli, affidati alla baby-sitter o lasciati da soli davanti alla TV o al PC per gran parte della giornata. Un modo allora per compensare queste assenze è quello di dare e concedere tutto, con l’alibi di riparare alle proprie mancanze.

Certo non è facile sopportare l’insoddisfazione dei figli, la loro sofferenza così manifesta ed esplosiva. E’ difficile dire no a quelle loro richieste che appaiono sacrosante e che, se negate, li farebbero sentire diversi dagli altri. L’ultimo video-game, l’abito alla moda, lo scooter o qualsiasi altra cosa che gli altri hanno, deve appartenere anche al proprio figlio. In questo modo  non vi è spazio per i desideri, ma solo per i bisogni che continuano ad essere in crescita e  che vengono soddisfatti ancor prima di essere espressi. Non vi è attesa. Nemmeno conquista. Tutto si ottiene subito e senza particolare fatica. E’ facile allora che un bambino mantenga dentro di sé l’idea di essere onnipotente e, divenuto adolescente, continui a coltivare una sensazione di forza e invincibilità.

Tuttavia raramente si sente soddisfatto. In realtà, poiché è stato privato dell’esperienza della frustrazione e non ha potuto sperimentare la sensazione di sconfitta ma nemmeno quella di riprendersi e riorganizzare le proprie forze, posto di fronte ad una difficoltà anche minima, quel bambino o quell’adolescente soccombe. E’ debole, fragile, senza fiducia in sé, nelle proprie capacità. Spesso si ritrova a non sapere dove andare, come comportarsi, che fare. Se lo chiede agli altri, in famiglia, non trova risposta. In molte delle consulenze che faccio con gli adolescenti ho sentito frasi di questo tipo: “Vorrei tanto che i miei mi dicessero cosa devo o non devo fare”. 

Già! Sembra che non vogliano sentirsi dire nulla e invece hanno un gran bisogno di qualcuno che li guidi e li protegga. Perché i limiti e le restrizioni non sono piacevoli per nessun bambino come per nessun giovane. Irritano in quanto appaiono come delle porte chiuse che imprigionano, che non lasciano libertà di movimento. Ma le porte o i cancelli servono: hanno la funzione di proteggere e di far sentire al sicuro. E la grande sfida dei genitori è proprio quella di aiutare i loro figli a sentirsi sicuri, capaci di entrare ed uscire da soli nel mondo e affrontare le difficoltà con i propri strumenti e in particolare con la fiducia in se stessi.

 

     Giuseppe Maiolo

Figli tiranni ultima modifica: 2014-06-15T17:24:52+00:00 da Giuseppe Maiolo

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