I distacchi sono separazioni e abbandoni, quindi perdite. Perché ogni volta che ci si separa, quando qualcuno ci lascia o quando ci allontaniamo noi, si ha la sensazione di perdere qualcosa o a volte tutto. Affiora un senso di deprivazione e di vuoto e nel cumulo dei sentimenti ciò che più emerge è la paura della solitudine.
Per questo i distacchi non sono mai esperienze indolore. Né si attraversano facilmente. I distacchi riguardano non solo le separazioni dalle persone cara, ma anche l’allontanamento dai luogi che abbiamo amato o dalle situazioni che ci hanno coinvolto affettivamente.
Nel momento del distacco, ciò che proviamo è uno struggimento acuto dove la tensione si fa insopportabile e la paura si mescola alla rabbia, il sentimento di impotenza al desiderio di rivalsa. Perché anche se la ragione ci fornisce mille motivi e valide spiegazioni, gli addii sono eventi laceranti che, se potessimo, cercheremmo di evitare. Sempre.
Ma gli addii sono di due tipi quelli che diciamo e quelli che ci vengono detti. Non vi è dubbio che siano più facili i primi dei secondi, piu sopportabili e meno disgreganti. Quando si viene lasciati, quando ci impongono un distacco forzato, è come percepire il baratro davanti, il vuoto che risucchia e annienta. Tutto sembra perdersi e annullarsi, il passato svanire e azzerara quanto di positivo c’è stato. È come un disturbo visivo che non fa vedere più nulla né avanti né indietro. Accecati, vaghiamo disorientati e senza una meta, increduli e inermi.
Eppure anche quando il distacco è più doloroso e ineluttabile, quando esso ha qualcosa a che fare con la morte reale o immaginaria, fisica o affettiva, la forza dell’anima ci può aiutare a cercare un senso nuovo nella vita. Spesso a distanza di tempo ci accorgiamo che anche quella separazione ha avuto un significato, ha dato un valore alla nostra esperienza e alla nostra esistenza.
Dal libro: G. Maiolo, Psicologia del quotidiano, Ed. San Paolo